da "La Stampa"
La location del ritrovo, alle 15 a Peraldo (Cn) , è la borgata Cavallini, con le case tutte in pietra a secco e i ballatoi di legno, che d’estate ospitano il teatro all’aperto. Una l’ha comprata il Comune, per farne la sede del Museo della Pecora e del Formaggio.
A Paroldo la «custode» è Anna Garabello, che Romano definisce «spirito protettivo del paese». Riservata, non si tira però indietro quando c’è da aiutare per la chiesa, la casa di riposo, la Festa di San Martino. «Le sue mani sapienti cuciono i tipici mantelli da consegnare come riconoscimenti nella festa», dice il sindaco, Pier Carlo Adami.
Fra i «custodi di paese» è atteso Bruno Carbone di Prunetto, cantastorie. Con la fisarmonica narra di contadini, Dolcetto, tartufi e malora. Canta, suona e arriva da Belvedere Langhe Luigi Barroero: «Sono soprattutto il custode del pane. I “micùn” che prepariamo per le famiglie una volta l’anno, dopo Pasqua, con una ricetta che è mistero da 500 anni. Ne sono il depositario e ora l’ho svelata a mio figlio». Renzo e Ivano Ghiglia, di Castellino Tanaro: per le loro mani la pietra di Langa non ha segreti. Hanno scolpito, per esempio, la tavola dei luoghi napoleonici e una pietra «direzionale» che indica città e montagne. E si attende Oscar Barile di Sinio: con la compagnia fondata 35 anni fa e il Comune ha restaurato il teatro del suo paese.
«Da Monesiglio è invitato Ugo Valesano - aggiunge Salvetti -, medico “condotto” d’altri tempi». Lui: «Mi occupo di tanti paesi, giro tutto il giorno. Amiamo il territorio: siamo nati qui, qui lavoriamo e abbiamo scelto di abitare, malgrado diminuiscano i servizi e aumentino le difficoltà. Cerchiamo di promuovere cultura e tradizioni». Donato Bosca, di Mango, si definisce «figlio di contadini, diventato scrittore per stare dietro al suo destino». «Mi sento custode - dice -, perché credo di aver favorito una consapevolezza della nostra storia. Ho raccolto diari, epistolari, testimonianze di anziani, cartoline: un archivio a cui tutti possono attingere. Sono nati musei spontanei».
Guido Araldo salvaguarda il dialetto e gli antichi toponomi, ma non solo. La sua Saliceto è ricca di misteri. «Faccio conoscere i 4 monumenti principali, soprattutto la chiesa di San Lorenzo - spiega -, ma la particolarità è la costante presenza, nei secoli, di simbologie riconducibili ai Templari». Per questo, ora, a Saliceto arrivano bus di turisti. |